Mistero napoletano

Ermanno Rea, Mistero napoletano

“Quando penso a Renzo, che dopo anni burrascosi oggi […] mi è più vicino che mai, e ai bambini […] c’è da essere incoraggiati. Tutto si aggiusta. Ma è solo questo che si fa in tempo ad ottenere? […] Iddio mi assista.”

L’odore, sfogliando le pagine, si fa sempre più cupo, tetro, pesante, come se ad ogni pagina si aprisse un nuovo accesso sigillato da anni che porta ad un altro enigma irrisolvibile, o quasi.  Potenza irremovibile del mistero, forza alienante del passato: Mistero napoletano non è una semplice inchiesta, né un romanzo puro: le linee tracciate dal giornalista ed ex militante del P.C.I. Ermanno Rea sono quelle di un giallo destinato in partenza a permanere in uno stato di immutabile irrisolutezza; un giallo insieme esistenziale – quali sono le ragioni che hanno condotto al suicidio una fine, arguta, intelligente e detestata giornalista napoletana, Francesca Spada, nel 1961? – e storico – cosa succede all’interno della sede partenopea dilaniata del Partito Comunista Italiano fra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’60? – . La narrazione avviene su più fronti, tutti egualmente importanti, enigmatici e sorprendenti, che sanno destare scalpore senza per questo disorientare il lettore: vi è la storia raccontata da Francesca stessa, attraverso le pagine concitate, tragiche, passionali dei suoi diari; il ricordo, a volte difficile e faticoso, a volte lucido e scandito, dell’autore, amico intimo di Francesca oltre che collega; la testimonianza dei colleghi, amici-nemici di Francesca, oltre che del suo grande compagno di vita, Renzo. E infine Napoli, inevitabile, città-stato chiusa in sé stessa, pronta ad implodere, ad inghiottire tutto e tutti: una Napoli agonizzante, sofferente, ma che non sa smettere di essere poetica.

È un libro forte, intenso e denso, in cui Rea non si tira indietro dal mostrare il suo stato d’animo frenetico, angoscioso, impaziente ma prudente nel disporre i fatti storici, da tutti insabbiati, nascosti, messi agli angoli della coscienza, lungo una linea temporale ben definita. Tessuti indissolubilmente alla storia di una donna così ricca di cultura, di genuina passione e di una forte morale comunista da risultare eccessiva in un ambiente che non sa cambiare, non sa riformarsi. La morte, in fondo, sa arrivare nel momento giusto con tutta la sua potenza scandalizzatrice e dunque rivelatoria, con tutta la sua potenza purificatrice dell’eterna Bellezza.

Nessuno è a lui compenso. Io solamente.
Io lo sono. Perché nessuno è al fine
come me. Cosa resta a me di quello
ch’ero qui, cosa resta oltre il morire?

(R.M. RILKE, Poesie, frammento di Alcesti, tradotte da Giaime Pintor, Torino, Einaudi, 1997, p. 29)

Luigi.

Pubblicazione I-Libri


Categoria: Narrativa

Editore: Feltrinelli

Collana: Universale economica

Anno: 2014

ISBN: 9788807884252

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. emiliacapasso ha detto:

    Sorpresa di trovare qualcuno che lo abbia letto! Io trovo Ermanno Rea uno scrittore meraviglioso, un musicista della parola. Condivido in pieno l’articolo. In più aggiungerei solo che mi ha trasmesso una profonda amarezza, il libro intendo, per una vita distrutta e per quella Napoli che io conosco bene, fatta di persone colte e intelligenti, di cui però non si parla mai. Ma esiste ed è straordinaria!

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    1. louisbookworld ha detto:

      È un libro costruito sul senso di amarezza, sul ricordo dolce-amaro di una città che ti prende fin dalle viscere. Grazie!

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